L’ukulele è uno di quegli strumenti che sanno rubarti un sorriso ancora prima di suonare la prima nota. Eppure, dietro quella forma compatta e il suono allegro, c’è una storia lunga, affascinante e a volte sorprendente. Un viaggio che attraversa oceani, culture e generi musicali, capace di trasformare un “giocattolo” in uno strumento che oggi respira in ogni angolo del pianeta.

Dalle navi portoghesi ai palazzi reali hawaiani
Tutto inizia nel 1879, quando la nave Ravenscrag approda alle Hawaii con a bordo lavoratori a contratto provenienti da Madeira. Tra i bagagli, c’erano strumenti come la machete e il rajão, dai quali l’ukulele eredita forma, dimensioni e accordatura rientrante.
La leggenda vuole che João Fernandes, un idraulico di Funchal, sia stato il primo a far vibrare le corde appena messo piede a Honolulu. Ma a dare forma e anima all’ukulele furono tre falegnami portoghesi: Manuel Nunes, Augusto Dias e Jose do Espirito Santo, inizialmente “fabbricanti di chitarre e machete”.
Il re David Kalakaua e la regina Liliuokalani ne furono entusiasti promotori, inserendolo nelle feste di corte e legandolo alla tradizione della hula kui, un ibrido tra danza antica e influenze occidentali. Virtuosi come Ernest Kaʻai portarono lo strumento a livelli tecnici mai visti, combinando strumming e fingerpicking.
La febbre americana degli anni ’20
Il vero “boom” arriva nel 1915, durante l’Esposizione Panama-Pacifico di San Francisco: l’ukulele conquista il pubblico statunitense e, grazie alla radio e ai dischi, diventa l’accessorio musicale di ogni studente universitario.
Personaggi come May Singhi Breen (che fece inserire le tablature di ukulele negli spartiti), Cliff Edwards (“Ukulele Ike”) e Roy Smeck (“The Wizard of the Strings”) trasformano lo strumento in un’icona di intrattenimento. Si suona nei teatri di vaudeville, nei salotti e persino nella “hillbilly music”.
Dal jazz alla plastica: il dopoguerra
Negli anni ’50 la televisione e i nuovi materiali plastici portano l’ukulele in milioni di case, spesso come giocattolo educativo. Ma in parallelo nasce l’ukulele jazz, grazie a maestri come Lyle Ritz e Eddie Kamae, che lo trasformano in uno strumento da big band.
Arthur Godfrey, volto onnipresente di radio e TV, diventa il suo testimonial più potente. E non mancano sorprese: futuri giganti come Jimi Hendrix, Neil Young e Joan Baez lo impugnano agli inizi.
La rinascita e la scena italiana
Negli anni ’70, con la rinascita culturale hawaiana, l’ukulele torna protagonista grazie a Herb Ohta, Israel Kamakawiwoʻole e, più tardi, Jake Shimabukuro, capace di far volare “While My Guitar Gently Weeps” su milioni di schermi YouTube.
In Italia, l’ukulele si fa notare con Rino Gaetano a Sanremo ’78 e poi con il Festival Italiano di Ukulele (UkeIT) del 2008, i successivi festival di Caldogno e Vicenza organizzati dal Mercatino dell'ukulele e il festival Monopolele . Qui nascono connessioni tra artisti come Fabio Koryu Calabrò, Danilo Vignola, Luca “Jontom” Tomassini, Enrico Farnedi, Angelo Capozzi,The Naftalinas, Uliano Bruner, Ukulele Lovers , Francesco Albertazzi, Veronica Sbergia & Max de Bernardi, Ukulollo, Carlo e le Pulci, Blue Dean Carcione.
L’ukulele oggi: tra accademia e pop
Nel XXI secolo l’ukulele entra nei conservatori grazie a Giovanni Albini, trova spazio nella musica classica con artisti come Samantha Muir e John King, e continua a contaminare pop, rock e country: da Paul McCartney a Eddie Vedder, da Taylor Swift a Bruce Springsteen.
Nuove corde in Nylgut e Red Series ampliano il timbro, mentre festival e community online lo trasformano in uno strumento globale e sempre più rispettato.
Questa non è la storia completa — mancano ancora tanti nomi e capitoli — ma è un primo passo per scoprire come quattro corde possano attraversare oceani e secoli senza perdere la voglia di sorprendere.
Box Approfondimento
- Giovanni Albini – Fondatore del primo corso universitario in ukulele, è anche compositore e didatta, con album, trascrizioni (Ricordi/Hal Leonard) e conferenze alla Juilliard e al Curtis Institute.
- Jake Shimabukuro – Virtuoso moderno capace di rivoluzionare la percezione dello strumento grazie alla tecnica veloce e agli arrangiamenti emozionanti su YouTube.
- Israel Kamakawiwoʻole – Icona hawaiana che ha reso l’ukulele “cool” in tutto il mondo, con versioni di brani che restano nel cuore.
- Lyle Ritz – Pioniere dell’ukulele jazz: i suoi album e la sua tecnica hanno aperto nuovi orizzonti stilistici.
- May Singhi Breen – “Ukulele Lady” che ha reso lo strumento parte integrante della cultura musicale popolare negli USA.
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